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"Remo Salvadori"

"Se lo spazio è un corpo sensibile e glorioso, esso presenta degli occhi interiori e degli snodi magnetici"
Nel mese di maggio, al Centre national d’art contemporain di Grenoble inaugura la prima grande antologica dedicata a Salvadori che indaga il suo percorso dagli inizi fino alle ricerche più recenti. [...] Come di consueto, il grande spazio espositivo non è trattato dall’artista come un semplice contenitore ma come un interlocutore attivo di un dialogo. La pianta del Magasin prende quindi le sembianze di un profilo umano – Giorgio Verzotti parla di un'"antropometria" – all’interno del quale si dipanano quelle che divengono delle vere e proprie "presenze" nell’indagine artistica di Salvadori, tra le quali sono evidenziate connessioni e rimandi: il tavolo (Tavolo d’angolo, Mutando riposa), i fogli di piombo (Nel momento), il Modello, l’anfora (Anfora e modello), il cavalletto (L’osservatore non l’oggetto osservato), le bottiglie (Triade), i bicchieri (Triade), le tazze (Stanza delle tazze).
A introduzione del grande volume a carattere monografico a cura di Celant, che esce in occasione della mostra, è pubblicata una conversazione tra il critico e l’artista – avvenuta in più riprese nell’anno precedente – in cui Celant, oltre a cercare di mappare il contesto artistico e culturale entro il quale nasce e si sviluppa il lavoro di Salvadori e di fissare le tappe salienti del suo percorso, pone l’accento proprio su tale aspetto. Sull’importanza della relazione che l’artista instaura con lo spazio scrive infatti: "Mi sembra di intuire che la tua attenzione si concentra immediatamente sul potere strutturante ed esperienziale di un luogo, lo sforzo di circoscrivere e di focalizzare un ambiente suggerisce la necessità di una intimizzazione. La sensibilità che si produce in un contesto va sempre vista o percepita in congiunzione con gli esseri che lo vivono. Comprendo allora la tua spinta a coniugare e integrare, nel tuo lavoro, la presenza dei luoghi attraversati, come i tuoi studi o i tuoi contenitori espositivi. […] Riassorbire o ridare, con un gesto di massima concentrazione, tutta l’intensità di un sentire globale, che non è solo individuale, dell’osservatore-artista, ma di tutti. […] Se lo spazio è un corpo sensibile e glorioso, esso presenta degli occhi interiori e degli snodi magnetici. Compone una costellazione di pareti e di angoli, prospettive e panorami che diventano l’elemento nucleare di ogni tua esperienza".
(Laura Conconi, Maria Corti, "Cronologia", in Remo Salvadori, a cura di Antonella Soldaini, Skira, Milano 2025, pp. 266-268)
Opere
Verticale, 1989
legno iroko, piombo
428 × 200 × 5 cm

"Periodi di marmo. Arte verso l'inespressionismo", Parco delle Terme, Acireale, 1989
Triade, 1986 (1987)
rame, gesso, cera, pigmento
237 × 117 × 20 cm
L'osservatore non l'oggetto osservato, 1985
bronzo
175 x 70 x 2 cm
Ecce Homo, 1985
matita e tempera su tela
215 x 245 cm
Anfora e modello, 1982 (1985)
terracotta
173 x 48 x 32 cm
Anfora e modello, 1982 (1986)
bronzo
168 x 50 x 40 cm
Germoglio, 1988
oro su tela
310 × 530 cm