L'osservatore non l'oggetto osservato, 1985

bronzo
175 x 70 x 2 cm
Un archetipo dello sguardo
"Inizialmente è sorto a Roma, riprendendo l’immagine di un cavalletto, comprato a Chieti nel 1979. L’ho disegnato per cercare di capirlo. Mi interessava il fatto che avesse degli snodi, che le gambe si allungassero, che presentasse una sorta di ginocchio, che avesse dei punti di orientamento. L’ho vissuto senza associarlo, però, alla macchina fotografica. […] la sua figura è diventata un archetipo dello sguardo: un’icona."
(Remo Salvadori in Germano Celant, Una passeggiata a tre voci tra Remo Salvadori, Germano Celant e un osservatore assente (ma presente), in Germano Celant, Remo Salvadori, Fabbri Editori, Milano 1991, p.n.n.)
I tempi lunghi
"Il cavalletto in ambito fotografico si usa per i tempi lunghi, per i soggetti in movimento e con poca luce, a un certo punto ho capito che questi passaggi avevano a che fare con i miei processi e quindi questa effigie diviene di volta in volta sempre più concreta. Da Pieroni era già un’immagine solida che poi da Ala nel 1982 trasformo in una vera e propria scultura."
(Remo Salvadori in conversazione con Antonella Soldaini, Milano, 2022-2024)
Studio di via Pace, Milano, metà anni '80

L'osservatore non l'oggetto osservato, 1985

bronzo
175 x 70 x 2 cm
Un archetipo dello sguardo
"Inizialmente è sorto a Roma, riprendendo l’immagine di un cavalletto, comprato a Chieti nel 1979. L’ho disegnato per cercare di capirlo. Mi interessava il fatto che avesse degli snodi, che le gambe si allungassero, che presentasse una sorta di ginocchio, che avesse dei punti di orientamento. L’ho vissuto senza associarlo, però, alla macchina fotografica. […] la sua figura è diventata un archetipo dello sguardo: un’icona."
(Remo Salvadori in Germano Celant, Una passeggiata a tre voci tra Remo Salvadori, Germano Celant e un osservatore assente (ma presente), in Germano Celant, Remo Salvadori, Fabbri Editori, Milano 1991, p.n.n.)
I tempi lunghi
"Il cavalletto in ambito fotografico si usa per i tempi lunghi, per i soggetti in movimento e con poca luce, a un certo punto ho capito che questi passaggi avevano a che fare con i miei processi e quindi questa effigie diviene di volta in volta sempre più concreta. Da Pieroni era già un’immagine solida che poi da Ala nel 1982 trasformo in una vera e propria scultura."
(Remo Salvadori in conversazione con Antonella Soldaini, Milano, 2022-2024)
"Remo Salvadori", Locus Souls, Genova, 1985